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SOLUNTO

Sorgeva Solunto sul Monte Caltafano, ad oriente di Palermo, a poco più di duecento metri di altezza, nel posto che i contadini dicono la Cità. Il nome antico, Soloeis o Solus, è scomparso,o, piuttosto è passato, con una lieve alterazione (Sòlanto) al sottostante castello. Gli scavi eseguiti a varie riprese nel secolo scorso, ne hanno messo alla luce le strade, le case (talvolta riccamente decorata alla maniera romana) e statue pregevoli, che si conservano nel Museo di Palermo. Delle sue vicende poco ci è noto: sappiamo sì dagli storici che fosse ub antico stabilimento fenicio, e questo i monimenti confermano. Ho ragion di credere che la città non venisse distrutta, ma abbandonata nei primi tempi imperiali; certo è che della tarda età romana e dei tempi moderni nissun vestigio si trova fra quegli avanzi, e questo accresce il loro pregio.
Lo studioso visita con molto interesse quelle rovine; ma il merito singolare di queste consiste, principalmente, nella bellezza del posto, bellezza che per alcuni rispetti rivaleggia con quella dei luoghi più celebrati, e che è svariatissima per tinta del cielo, per forma e successione dei monti, per asprezza maestosa di rocce sovrastanti ad un mare, che in alcune insenature ha colore di smeraldo............           Chi avesse desiderio di avere compiuta notizia delle antichità di Solunto, alla escursione dovrebbe far seguire una visita al Museo Nazionale di Palermo, dove troverà quanto di più pregevole si è rinvenuto nell'antica città. Tra le sculture: il simulacro di tipo orientale, scolpito nel tufo e vuoto dentro, per dare sacri responsi; la grande statua di Giove sedente, con i balaustri del trono scolpiti vagamente. E capitelli e pezzi architettonici e frammenti di stele, ricordi delle arti fenicie, greche e romane. Due pregevoli iscrizioni, una greca in onore di un ginnasiarca ed una latina, ccol nome della Respublica Soluntinorum, dedicata a Fulvia Plautilla, moglie di Caracalla, dal feroce marito relegata in esilio alle isole Eolie. E insieme a questi avanzi, nel grande cortile, una parete dipinta maestrevolmente con maschere e festoni. Nella collezione delle ceramiche, le figurine trovate nelle camere sepolcrali (che si estendevano nel piano, presso la stazione): figurine piene di vita e di eleganza, degne di reggere al confronto delle bellissime di Tanagra. E bei frammenti di lucerne e di vasi Aretini, e vetri e bronzi.Nella raccolta numismatica, la modesta serie delle monete soluntine illustra la storia locale: ci dà il nome fenicio della città, Chefara o Cafara (villaggio) e ricordi delle divinità adorate ed anche frequenti rappresentazioni del tonno, pescato anche adesso nelle tonnare sottostanti; un'immagine delle quali si può vedere nello stesso Museo, nella sezione dei ricordi patrj, in quadri ritraenti una pesca fatta a Solanto, nel principio del sec. XIX, in presenza di re Ferdinando di Borbone.

Solunto, scritto di Antonino Salinas 20/10/1905 Stab. Tip. Virzì Palermo 1905
 

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